giovedì 14 gennaio 2021

Basta figuracce: ecco le lenti a contatti!

1/14/2021

Il mondo del lavoro, cari i miei quattro o cinque lettori, è cambiato notevolmente. Il passaggio epocale dal proletariato operaio a quello del terziario prima, e dal proletariato del terziario a quello disoccupato poi, ha fatto sì che ognuno di noi si crei, con il passare del tempo, una fitta rete di parentele, amicizie e semplici conoscenze che i markettari di oggi chiamano semplicemente “contatti”. Il livello della nostra ramificazione sociale si calcola proprio in base al numero di contatti a disposizione, zelantemente equidistribuiti fra la rubrica del cellulare, quella del client di posta elettronica e quella di almeno due o tre programmi di instant messaging, perché sicuramente sarà capitato a tutti di lavorare per diverse aziende che, manco a dirlo, usano programmi differenti per comunicare. Differenti anche da quello che usiamo noi a casa, ovviamente. Ma nell'epoca di Internet si assiste anche a una progressiva rarefazione dei rapporti sociali: si ha a che fare con più persone, è vero, ma le si frequenta meno di prima. Raramente si associa un volto a tutti i nomi che popolano le nostre rubriche e, quando succede, spesso è solo per occasioni una tantum. Il problema di tutto questo, per chi non ha una memoria fotografica e non è gran che fisionomista, è riconoscere queste persone quando le si incontra per caso una seconda, terza o quarta volta a distanza di mesi (o di anni). Ma ancora una volta io, il sagace inventore di BovaByte, ho una soluzione che, costi di produzione a parte, tornerà certamente utile a chiunque: dal tutore dell'ordine, che potrà riconoscere all'istante qualsiasi criminale profilato in un database, al semplice Signor Rossi che, in questo modo, non farà la solita figura barbina di fronte a un “perfetto sconosciuto” che, invece, gli chiede come va, come sta sua moglie, come stanno i figli e magari altri dodici amici comuni. Ho infatti inventato le...


LENTI A CONTATTI

Come suggerisce il nome, le “lenti a contatti” differiscono dalle più minuscole sorelle a contatto per il fatto che... beh... gestiscono i contatti.

Le lenti a contatti si presentano sotto forma di comuni occhiali, a cui è applicato uno schermo OLED trasparente, una webcam, un microprocessore SOC e un ricetrasmettitore wireless.

Il sistema funziona per mezzo di una webcam, di una veloce connessione 3G, wi-fi o bluetooth, e di un server centrale installato sul proprio computer di casa o su un nodo di Internet. Con un po' di fantasia potremmo anche usare Facebook, Twitter o altri social network, con tutte le foto in essi contenute. La webcam riprende costantemente il panorama circostante e, ogni tre secondi, ne invia una scansione completa al server centrale.

Le lenti a contatti sono potentissime!
Permettono infatti di riconoscere
anche una persona che appena
si intravede dietro le altre!

Questi, per mezzo di un potente software di riconoscimento facciale, individua tutte le persone presenti sulla scena e le confronta con un data base di contatti che avremo memorizzato precedentemente: in caso trovi un'occorrenza, invia alle lenti degli occhiali – rivestite da uno schermo OLED trasparente – la fotografia della persona già conosciuta, accompagnandola con nome, cognome e una brevissima nota informativa. Breve, ovviamente, perché nel breve arco di tempo richiesto tra un saluto e l'aspettativa di essere riconosciuti il sistema deve aver già fornito una risposta che l'utente abbia avuto modo di leggere. Il software, ovviamente, va affinato in modo che non sorgano imbarazzanti falsi positivi e che, nel contempo, sia facile avere accesso sulle informazioni contenute: non è bello salutare come un vecchio compare di puttan-tour il prete che ci ha sposati, per esempio, e allo stesso tempo è necessario che la privacy sia sempre garantita, impedendo a un'altra persona di accedere al nostro portafoglio di conoscenze. Allo scopo, la procedura di login verso il server centrale verrà eseguita esclusivamente dalle lenti, dopo aver effettuato una scansione dell'iride del portatore: in questo modo, se vostra moglie vi ruberà gli occhiali e incrocerà una ex non avrà la sgradita sorpresa di leggere note come “Notte di fuoco dopo l'addio al celibato”. Sarebbe quanto meno imbarazzante, oltre che potenzialmente lesivo per la vita matrimoniale. Per inserire immediatamente una nuova entry sarà sempre possibile usare la webcam contenuta negli occhiali: abbiamo appena stretto la mano a un nuovo cliente, o a una persona che ci ha presentato un nostro amico? Nessun problema, una veloce toccatina alla stanghetta e via, il nuovo profilo verrà immediatamente spedito al server, comprensivo di un breve filmato AVI con la registrazione del momento delle presentazioni. Alla prima occasione, sarà lo stesso server a chiederci di inserire manualmente nome, cognome e nota informativa. Da quel momento in poi, la persona in questione sarà irrimediabilmente schedata nel nostro computer. Che ne dite, non è geniale? Secondo me lo è, ma a quanto mi ha detto un amico avvocato, questa mia geniale e utilissima invenzione violerebbe più o meno tutte le leggi in materia di protezione della privacy e, per tanto, non può essere commercializzata. Ancora una volta, leggi scritte da vecchi bacucchi che non capiscono le moderne tecnologie impediscono a noi tutti di godere di una comodità in più. Abroghiamole!

Siamo molto lontani dal luogo del primo incontro, ma nulla sfugge alle lenti a contatti! La persona schedata salterà fuori immediatamente...



A cura di Angelico Medaglia

venerdì 23 ottobre 2020

Il nostro dominio originale è tornato!

10/23/2020

Purtroppo, diversi anni fa abbiamo lasciato scadere il nostro dominio e il Paolone, che di solito si occupa di queste menate qua, non è stato abbastanza lesto da ricordarsi di rinnovarlo, complice una registrazione avvenuta anni prima su un indirizzo email caduto in disuso. Così, il nostro storico dominio bovabyte.org è caduto in mano a uno dei troppi cybersquatter che infestano la Rete e, al posto delle nostre cazzate, a chi digitava quell'indirizzo appariva una bella proposta di vendita del dominio. Sapete cosa ci avevano chiesto per ridarcelo indietro? 2000 dollari. Naturalmente, questo ha portato alla creazione di bovabyte.net e all'ingaggio di una lunga battaglia dei nervi: saremmo rimasti noi senza il nostro dominio per tanti anni, o sarebbe andato avanti lo squatter a rinnovarne il possesso per la stessa quantità di tempo, spendendo il costo del rinnovo a ogni scadenza? E così, alla fine, questa lunga battaglia dei nervi ha avuto un vincitore: noi altri, che di spendere 2000 dollari per riaverlo indietro non ci pensavamo neanche. Da oggi, quindi, sintonizzatevi pure nuovamente su www.bovabyte.org, sarà questo d'ora in poi il nostro dominio principale - anche se ovviamente la versione .net continuerà ad accompagnarlo. Spumante!!!



martedì 7 maggio 2019

...E TU, CHE RETROCOMPUTERISTA SEI?

5/07/2019
Brusaporto, Vicenza, Empoli (nei tempi d'oro), Genova... tutti posti tranquilli e assolutamente pregevoli dove però, almeno una volta l'anno, si consuma un piccolo dramma della nostalgia capace di attirare sciami di persone che, quando erano più giovani o addirittura infanti, giocavano col computer o con console che, a vederle oggi, provocano al massimo una lacrimuccia di commozione agli over-40 e un conato di vomito ai loro figli. Così, tra bancali pieni di Commodore 64, Intellivision, Spectrum, MSX e qualche Archimedes, si torna a respirare per qualche ora l'inconfondibile aria degli anni '80, a sentire i vecchi discorsi su chi ce l'avesse più lungo (il caricamento dei giochi), più grosso (l'alimentatore) e più competitivo (il rapporto prezzo/prestazioni). Ma non solo: guardandosi in giro, è possibile suddividere gli appassionati del vintage in diverse categorie. Vediamole un po'...

IL COLLEZIONISTA DI OSSA


La prima cosa che ti domandi quando lo incontri è “ma dove abita?”. Una persona qualunque prima o poi deve comprarsi una casa, gira per mesi alla ricerca di un luogo ideale per prezzo, ampiezza e posizione, accende un mutuo, si trova costretta a vivere nei pochi vani concessi da un appartamento in condominio e deve praticamente rinunciare a mettere qualsiasi cosa in cantina, visto che ormai le cantine dei condominii sono maggiormente assimilabili a loculi in cui essere interrati, il giorno che il triste mietitore metterà fine alle sue sofferenze. Il collezionista di ossa, invece, ha sempre lo spazio necessario a una straordinaria collezione di sistemi del passato che, spesso, possiede in più esemplari del tutto identici perché “questo Commodore Plus/4 ha la revisione 1.0a della scheda madre, mentre invece quest'altro ha la 1.0b”, meticolosamente raccolti nelle ingombranti scatole originali, impilate in una stanza appositamente trasformata in un museo. Poi, un giorno, si sposano e mollano tutto al primo che capita.


L'ELETTROTENNICO

Àncora di salvezza di chiunque abbia conservato anche se guasto – più che altro perché gli spiaceva buttarlo via – il computer con cui aveva passato la propria gioventù, l'elettrotennico conosce perfettamente a memoria l'intera componentistica saldata sulle schede madri dei vecchi sistemi informatici, di cui rammenta ogni minima differenza nelle revisioni e di cui sa sempre indicare la destinazione di ciascuna pista di rame. L'elettrotennico non manca mai alle fiere di informatica vintage e questo è soltanto un bene, perché attorno a lui si forma sempre un capannello di persone piagnucolanti che gli affidano i propri gioielli del passato, esplodendo successivamente di gioia quando l'elettrotennico – dopo aver rovistato nella propria valigetta piena di vecchi integrati e aver paciugato un po' con il saldatore – improvvisamente li riporta in vita. Dopodiché vanno a casa felici, riattaccano al televisore il loro giocattolo ricondizionato, ci giocano per cinque minuti, e poi lasciano che si ossidi nuovamente in cantina per i dieci anni successivi. L'elettrotennico wanna-be invece è...

IL TECNO-FREAK

Non balla unza-music in discoteca per sua fortuna, ma il tecno-freak va definito così perché per lui, i vecchi computer, non vanno considerati in quanto tali, né come diversivi del passato: sono oggetti da recuperare, plasmare, transustanziare in qualcos’altro. Vi ricordate quando da piccoli dicevamo sciocchezze tipo “conosco un tipo capace di trasformare il suo C64 in uno Spectrum”? Ecco, il tecno-freak è esattamente il tipo in questione. Da chi mette un Amiga dentro una vecchia valigia assieme a un monitor a cristalli liquidi per trasformarlo nell'unico Amiga portatile che sia mai esistito, a chi si diverte a programmare i chip FPGA affinché emulino questa o quella retropiattaforma. Da chi converte il vecchio home computer in un controller per elettrodomestici di varia natura, a chi si programma una conversione di Dragon's Lair per il Commodore 64 collegando il medesimo a un vero lettore di Laserdisk (un altro cimelio del passato) per mezzo di un'interfaccia RS-232. Insomma, gli unici limiti sono la fantasia e le competenze in elettronica e programmazione. Però meritano tutta la nostra stima, sono quelli che hanno capito una cosa fondamentale: i computer servono a divertirsi. In tutte le forme che il divertimento consente a chi ha le skill necessarie. Il tecno-freak ha una nemesi naturale e cioè…

IL MORALEGGIATORE DA SOCIAL

Una cosa non bisogna fare mai: mostrare con orgoglio su Facebook il proprio modding di una retropiattaforma, in particolare se la medesima è considerata “rara” o “preziosa” dal retrocomputerista medio. Il rischio è quello di incontrare il moraleggiatore da social che, protetto dalle quattro mura della propria cameretta, assume il tipico atteggiamento del leone da tastiera e si prodiga in sfottò, insulti, commenti stizziti rivolti alla vostra persona e finalizzati a stigmatizzare l’uso che avete fatto del vostro vecchio computer (poco importa se, avendolo pagato, è VOSTRO, e tale è anche il pieno diritto di disporne come preferite). Il moraleggiatore da social è assolutamente convinto della sacralità del “progetto originale”, tollera con malcelata riluttanza perfino il “recap” della scheda madre (operazione finalizzata a prolungarne la durata, sostituendo tutti i condensatori originali con omologhi più moderni e affidabili) e vede come fumo negli occhi qualsiasi nuovo foro praticato al case. Volete liberarvi per sempre di un moraleggiatore da social? Obbligatelo ad assistere al video della distruzione di un Commodore 64 per mezzo di uno schiacciasassi. Se dovesse sopravvivere al trauma, come minimo vi bannerà.

IL FILOSOFO DELLA RETROTECNICA

A differenza di tutte le altre categorie di retrocomputeristi, il filosofo della retrotecnica non ama i vecchi sistemi per questioni nostalgiche (non toccherebbe un vecchio gioco neppure con un bastone, abituato com'è alla grafica della sua Xbox 360), ma perché subisce il fascino delle soluzioni adottate dai retro-nerd per superare, aggirare, o comunque acchetare tutti i limiti e gli ostacoli che le vecchie tecnologie mettevano loro innanzi. Al filosofo della retrotecnica non interessa tanto il fatto che il Commodore 64 disponesse di soli 8 sprite hardware, per esempio, ma che il suo chip video potesse essere in qualche modo “turlupinato” dai programmatori, ricorrendo alla gestione diretta del raster. Il bello è che adesso noi stiamo parlando di raster a un pubblico che in prevalenza non ne avrà mai sentito parlare, perché nel 2012 è davvero anacronistico parlare di gestione del raster. Ma chissenefrega, in fondo tutto quello di cui si parla in questa pagina di BovaByte è anacronistico!

IL VECCHIO FAN

Al vecchio fan, ogni tanto, sorge il sospetto di non essere più negli anni Novanta solo perché, sul calendario appeso in cucina, l'anno comincia con un “2”. Ma una volta elaborata la cosa, decide che non gli interessa, e che sia più importante ribadire che la versione di questo o quel gioco per MSX o per lo Spectrum fosse migliore di quella per il Commodore 64; che il clamoroso insuccesso del suo Plus/4 fosse in realtà dovuto a una gigantesca cospirazione ordita dalle riviste di videogiochi; e che in ogni caso il computer che possedeva all'epoca fosse indiscutibilmente il migliore in assoluto. E guai a dargli torto, soprattutto se vi trovate a una fiera di retrocomputeristi e in quel momento state managiando un piatto di ravioli al ragù in trattoria, appuntamento che non può mai mancare in ogni fiera che si rispetti: in quel caso partirebbe un SuperPippone™ lungo settordici ore e capace non solo di frantumare istantaneamente gli organi riproduttivi, ma anche di riportare i succulenti ravioli di cui sopra alla temperatura di surgelamento. Se siete seduti accanto al vecchio fan, parlate d'altro. Soprattutto se il vecchio fan è...

L'AMIGHISTA

Parlare dell'Amighista (che si scrive sempre con la A maiuscola, come l'Amiga) è per noi motivo di forte imbarazzo, principalmente perché siamo stati Amighisti pure noi e per certi versi lo siamo ancora (se non lo sapevate, il Paolone è il mantainer della più nota distribuzione del sistema operativo AROS, che trae origine proprio dall'Amiga. Sapevatelo!). Ma c'è davvero poco da fare: fra tutti i vecchi fan del mondo – commodoristi, spectrumiani, emmesseixisti, ataristi e topi da sala giochi – gli Amighisti sono gli unici che non si sono mai, MAI arresi all'inesorabile procedere del tempo. Svezzati dalle amorevoli cure delle riviste del settore, capaci di imbastire un mondo dorato quanto farlocco dove inguardabili schifezze come l'orribile conversione di Street Fighter 2 per Amiga prendevano perfino dei bei voti, cresciuti con l'illusione di avere in casa un sistema perfetto e filosoficamente superiore a qualsiasi altro, atavicamente convinti che “only Amiga makes it possible” e incapaci di valutare oggettivamente i pro delle altre piattaforme e i contro della propria, gli Amighisti superstiti possono essere considerati l’estrema sinistra italiana dell'informatica: sono rimasti in tre e litigano perché hanno tre idee differenti, concretizzate dai sistemi operativi AmigaOS 4.1, MorphOS e AROS. Lasciando perdere gli ultimi due, che in fondo cercano soltanto di replicare il feeling dei sistemi originali su macchine più moderne, vale sicuramente la pena concentrare la propria attenzione sugli utenti del primo. AmigaOS 4.1 è l'unico ad avere la benedizione del “nome”, funziona esclusivamente su vecchi sistemi Amiga dotati di scheda acceleratrice con processore PowerPC, o in alternativa su sistemi “next gen” (chiamati così ancora oggi, quindici anni dopo!) basati sulla stessa serie di CPU che, per la loro particolarità e per le ristrettissime dimensioni della nicchia in cui operano, costano uno sproposito e offrono prestazioni oggettivamente risibili. Per questo motivo, a volte, li vedi mostrare con orgoglio dei vecchi Amiga 1200 completamente snaturati in enormi case big-tower dotati di periferiche bizzarre, led e lucine colorate, fili che entrano ed escono da tutte le parti, scatole di legno aggiuntive e così via: ci manca solo la gabbietta per il canarino appesa al lato destro del case, e poi c'è tutto. Oppure ti parlano di quanto sia bello e futuribile poter “finalmente” usare Firefox (in perenne fase di port, quindici anni dopo) sulla loro scheda madre che viaggia meno di un netbook ma costa il quadruplo, o di quanto sarà meraviglioso farlo sul futuro X5000 (un sistema che “deve uscire” ed è “in fase di beta testing” da almeno cinque anni, dopo il clamoroso flop dell’inutile predecessore X1000). E guai a replicare con argomentazioni razionali: quello per AmigaOS è amore e come tale non si discute. Se non altro evitano il SuperPippone™ limitandosi a una reazione stizzita.

...e voi, che retrocomputeristi siete?




venerdì 8 febbraio 2019

BOVA TIME - L'ora della REALTÀ

2/08/2019
Dopo le ballerine seminude, i litigi nella Casa e i misteri che nessuno mai risolve, è finalmente giunta...

L'ORA DELLA REALTÀ

Diciamolo: la TV satellitare e digitale terrestre, quando funzionano, sono una grande invenzione. Sì, perché nell'impossibilità di replicare la solita solfa su decine di canali differenti, riproponendo e riciclando quello che si vede sui principali canali nazionali in chiaro, i magnati dell'informazione si sono dovuti inventare nuovi “canali contenitore” più tematici, senza tante indulgenze sul fronte dell'originalità. Uno degli esempi più fortunati in questo senso è certamente Real Time: problematiche di ogni giorno trasformate in format televisivi, con gente alle prese con l'acquisto (o la vendita) di una casa, il confezionamento del proprio abito da sposa, il miglioramento del proprio look e così via. Trasmissioni semplici eppure affascinanti, magari incapaci di coinvolgere a lungo, ma in grado di spettacolarizzare tutti gli aspetti più comuni del quotidiano. Anche l'intero staff di BovaByte si è aggiunto al nutrito elenco di telespettatori e - siccome ci piace sempre dare una mano a modo nostro - ha deciso di offrire qualche spunto per nuovi programmi televisivi. - Noi Bovas

BROADCASTER ADVISORY
Le trasmissioni di cui si parla in questa pagina non esistono. È inutile che le cerchiate. Però, qualora qualcuno si decidesse a trasmetterle, sappiate a chi andrebbero i diritti morali...

MA CHE SCASSONE HAI?

Il vostro vecchio PC ormai è alle cozze? Vorreste usarlo per giocare a Crysis 2, ma sullo schermo non si muove più niente perché ormai è obsoleto? Il nostro computer-depolyer di fiducia (che altri non sarebbe che il Pastore in persona) verrà a casa vostra, vi scroccherà il pranzo e, dopo aver buttato nella pattummiera tutti i pezzi ormai obsoleti del vostro PC, vi porterà in giro per i negozi di computer e commenterà da lontano l'acquisto di nuove componenti hardware (“Noooo, questo non va beeeneee” “Non è professionaaaaaleeee!” “Ecco sì, magari con questa scheda video riuscirà perfino a sfiorare la soglia della fluititàaaaa”, ecc). Con un pizzico di ironia e tanta, tanta malvagia cattiveria vi rimetterà in sesto il computer, trasformandolo in un'arma da guerra capace di durare almeno sei mesi nelle arene virtuali di tutto il mondo. L'apice della trasmissione si tocca quando il Pastore, vicino all'utente ripreso di spalle, svelerà il monitor del PC mentre esegue l'ultimo 3D Mark senza perdere un fotogramma. Seguirà poi il classico borsino dei prezzi (“Per rimettere in piedi il suo PC Giovannino ha speso...”) che convincerà tutti a comprarsi una PlayStation.


FUNERALE DA SOGNO

Nella vita ci sono eventi ineluttabili e quello della propria dipartita è l'unico di cui abbiamo assoluta certezza. Ignoriamo quando avverrà ma sappiamo che prima o poi ci toccherà, per cui è meglio mettere il piede avanti (nella fossa) e organizzare per tempo il più bel funerale che si possa immaginare! I nostri funeral planner si occuperanno di tutto, dall'allestimento degli addobbi floreali alla scelta della bara, passando per il mesto trasporto delle nostre spoglie al camposanto, senza dimenticarsi una ventata di esotismo grazie all'introduzione, durante la cerimonia, di curiose usanze nordiche, americane, asiatiche e africane. Potremo accompagnare la nostra tumulazione con canti celtici o nenie giapponesi, indire un funeral party “à la Zoolander” e far trasmettere le brevi interviste a parenti, amici e conoscenti che potranno – fra un singhiozzo e l'altro – beatificare in TV il caro estinto. Peccato solo per un particolare: anche in qualità di protagonisti, non potremo mai vedere l'esito della trasmissione.


DATACENTER DA INCUBO

Server a cui va via la corrente all'improvviso? Cavi di rete che si diffondono tra i rack come inestricabili ragnatele? Aria condizionata che porta la temperatura ambiente a 10° C sotto zero proprio mentre state lavorando? Ventole che fanno un rumore infernale, capace di sorpassare tutti i limiti di guardia? Benvenuti nella tipica situazione di “Datacenter da incubo”, un programma in cui i nostri architetti spiegheranno (finalmente) ai manager aziendali come si costruisce correttamente una sala macchine, in modo che i sistemisti non debbano impazzire tutti i giorni per capire dove vanno i cavi, dove si trova il server su cui devono intervenire, per quale motivo la macchina taldeitali che avrebbe dovuto avere dodici cavi di rete invece ne ha solo tre, e così via. In ogni puntata un architetto entrerà in un datacenter portandosi dietro un manager, spegnerà senza alcuna pietà tutti i server obsoleti, guasti o che semplicemente fanno troppo rumore, e li costringerà a una migrazione verso nuovo hardware, più veloce potente e silenzioso, virtualizzando tutte le vecchie macchine e riportando la situazione a livello vivibile per i sistemisti. Se il vostro bancomat e la vostra carta di credito domani non funzioneranno, non preoccupatevi, probabilmente sono soltanto i nostri architetti all'opera!


PAINT YOUR SCHOOL

Un'emittente attenta a tutte le fasce di età non può certo soprassedere sul pubblico giovanile. Un po' perché andando a scuola non hanno gran che da fare per tutto il resto della giornata, un po' perché i ragazzi sono indubbiamente quelli che hanno più voglia di sperimentare. Una decoratrice professionista si arma di stencil, colla, bombolette spray, aerografo, latte di vernice, pennelli, colore, colore e colore, e spiega finalmente a questi giovinastri senza arte né parte, che quegli orribili scarabocchi sui muri della scuola potrebbero essere decisamente più accettabili se fossero fatti meglio e, di conseguenza, spiega come imbrattare muri (esterni ed interni), mobili e suppellettili in modo decorativo e artistisco favorendone il riciclo, facendo la gioia dei critici e la disperazione di presidi e personale scolastico. Ma il MOIGE si tranquillizzi: vista la situazione in cui versa la maggior parte degli istituti scolastici del Paese, è molto probabile che qualunque intervento da parte dei ragazzi, anche il più vandalico, sia soltanto migliorativo.


COPPIE SCOPPIATE

Seguito ideale di “Dimmi di sì”, la trasmissione in cui le giovani coppie arrivano a una scoppiettante richiesta di matrimonio, “Coppie scoppiate” si introduce nella vita di una coppia ormai sull'orlo dell'omicidio e, grazie all'aiuto di un consulente, osserverà impassibile le peggiori litigate dei due coniugi, prendendoli poi da parte e spiegando loro dove sbagliano e cosa potrebbero fare per rendere il loro menage magico come un tempo. La puntata terminerà puntualmente con un divorzio scongiurato, con i consigli dello psicologo e la lista delle “dieci cose da non fare” per evitare che l'altro s'incazzi. Poi vabbé, per la separazione c'è sempre tempo...










Le nostre ricorrenze: 19 ANNI (quasi) DI psDOOM!

2/08/2019
Questo articolo apparve originariamente nell'aprile del 2010, a 10 anni esatti (più o meno, si sa che con noi l'esattezza è rigorosamente spannometrica) dalla release iniziale, per cui palrare di ricorrenza poteva anche avere senso. Adesso è febbraio e di anni ne sono passati altri 9. Quindi parlare di ricorrenza non ha molto senso e poi diciamocelo: 19 anni che razza di ricorrenza è? Potevamo aspettare ancora un anno e sarebbero stati venti? Ma se poi ce lo fossimo dimenticati? Chi ne aspettava altri cinque o dieci per fare cifra tonda? Per cui, amici, niente sbattimenti e riecco l'articolo tale & quale! Buona rilettura. -Noi Bovas


Ai mostri più grossi e cattivi sono riservati i processi più importanti...
Cari lettori di BovaByte, parte da questo mese l'ennesima “rubrica nella rubrica” che si sa quando parte, ma non si sa mai quando arriva, se arriva, e quanto dura il viaggio. In altre parole, di tanto in tanto ci rammenteremo di qualche particolare anniversario e lo menzioneremo qui, ma non aspettatevi una rimembranza al mese perché se no non se ne esce più. In ogni caso, il mondo informatico è costellato da tanti piccoli grandi avvenimenti che, a causa della loro specificità o delle lobby dell'informazione, non raccolgono lo spazio e la notorietà che meritano. Ma per fortuna ci siamo noi che, non sapendo cosa scrivere altrimenti, abbiamo deciso di giungere in soccorso di queste sfortunate ricorrenze e consegnarle agli annali come meritano.
Questo mese, per esempio, ci occupiamo dell'uscita, tra marzo e maggio del 2000, del più utile strumento di amministrazione che le macchine *nix abbiano mai avuto: psDoom. In pratica, un'interfaccia grafica per i comandi 'ps', 'renice' e 'kill' basata sullo storico sparatutto di iD Software. Grazie a psDoom, utenti e amministratori di sistema potevano vagare per i primi livelli del gioco – o in stanze create per l'occasione – uccidendo mostri che, in realtà, rappresentavano i processi (e quindi i programmi) in esecuzione sulla macchina. Insomma, cari utenti di Windows, immaginatevi di premere Ctrl+Alt+Canc e, invece di vedere apparire il serioso task manager di Microsoft, di poter sparare ai processi e di “ammazzarli” nel senso letterale del termine: una vera goduria per qualunque system administrator! PsDoom nacque per scherzo, ma arrivò a un notevole grado di sviluppo, comprendendo alcuni automatismi per evitare che i processi si ammazzassero casualmente con il fuoco amico, eventualità che nelle prime versioni trovava questa giustificazione ironica: “in una macchina particolarmente impegnata, non è inusuale che il sistema operativo ammazzi qualche processo a caso”. Inoltre, se un utente privo dei necessari permessi uccideva un task che non gli competeva, a “morire” era solo la sua rappresentazione all'interno di psDoom, mentre il mostro ad esso associato sarebbe riapparso automaticamente di lì a poco. Infine, ferire un processo invece di ucciderlo si limitava ad alzarne il grado di “gentilezza”, facendo sì che esso lasciasse più risorse a disposizione degli altri programmi in esecuzione. Dieci anni sono passati ma, purtroppo, psDoom non è ancora diventato il task manager standard delle distribuzioni di Linux. Peccato.

Se eseguito da root, psDoom entra in god-mode e impedisce ai mostri di uccidere l'utente. Del resto, uno è root mica per niente...


Con i livelli personalizzati, attivi solo con le versioni registrate di DooM, è possibile entrare come root in una stanza piena di ogni genere di arma.

venerdì 30 novembre 2018

L'angolo dell'inventore: GLI INCOLLANT

11/30/2018
Eleganti, seducenti, irrimediabilmente sexy,
gli incollant sono disponibili in due
versioni: integrali e autoreggenti.
Carissimi amici, ancora una volta torno a parlarvi delle mie geniali invenzioni che, per una banale scusa o per l’altra, non vengono mai prese in considerazione dalle aziende. La verità – ne sono sempre più convinto – è che le mie invenzioni, essendo intrinsecamente utili e longeve, impauriscono i loro reparti di ricerca e sviluppo: come potrebbero mai migliorare un oggetto “definitivo”? Così, dopo lo scomodino e il telebloccando, mi trovo a parlarvi di un oggetto che ho pensato per la mia fidanzata, ma che nessuna grande sartoria ha deciso di produrre, se non in un unico esemplare. La mia ragazza, infatti, come tutte le altre belle signorine si è dovuta confrontare – con grande imbarazzo – con una delle peggiori evenienze per una donna: la rottura delle calze. Chi di voi ha mai accompagnato la sua partner a una festa o a un incontro pubblico, sa benissimo quanto possa essere terribile la rottura di una di lei calza: in questi casi, infatti, le donne cominciano a scurirsi in volto, a guardarsi nervosamente attorno, a urlare frasi isteriche e a cercare di coprire lo “strappo” con qualche altro indumento. Ma da oggi non più, grazie ai miei favolosi…


INCOLLANT

Gli incollant sono le calze definitive: le indossi una volta sola, e poi li tieni per tutta la vita. Aderiscono completamente alla pelle e vi si attaccano in modo permanente: le loro fibre, infatti, sono cosparse – soltanto all’interno – di una colla liofilizzata che impedisce alle calze di incollarsi quando sono nella confezione, ma che a contatto col sudore fa immediatamente presa. L’incollant è normalmente bianco: siccome non si può togliere, per cambiargli il colore bisogna cospargerlo di una vernice apposta. Le fibre, oltre che estremamente tenaci, sono decisamente resistenti: non si strappano, non si rompono, proteggono pure la pelle dai graffi. Certo, c’è sempre il pericolo che qualche incidente possa squartarvi mezza gamba (e quindi anche l’incollant), ma in questo caso basterà attendere che si formi la cicatrice, e poi coprirla con un secondo incollant. Fino a tre strati, la pelle respira ancora. Non temano, infine, i feticisti della calza intima: proprio per loro ho pensato perfino alla colla aromatizzata. Sono, o non sono un genio? (No, sei un disgraziato. NfBovas)

“Grazie agli incollant ho finalmente ritrovato il sorriso” – ha dichiarato Ulla Jovhnova, l’unica modella così coraggiosa da indossarli – “non mi verrà mai più la voglia di toglierli!”. Sai che forza, tanto non potrà farlo…


A cura di Angelico Medaglia
Inventore incompreso (e disgraziato).

martedì 27 novembre 2018

Le interviste di Max Cioè: UNO SCOOTER A REAZIONE!

11/27/2018
Cioè, raga, sono troppo figo. L'altro giorno cioè quei due mentecatti dei Bovas sono andati in vacanza, cioè, perché voi dovete capire che in realtà i siti web è come se viaggiassero nel tempo: io ci scrivo sopra all'inizio di agosto e voi leggete le stesse cose a fine novembre, vuole dire che io rispetto a voi sono troppo avanti, cioè, perché le cose le so in anticipo rispetto a voi ecco. Per cui, dicevo, i Bovas sono andati in vacanza (non fa una piega... NdBovas). Allora io cioè che ho fatto? Sono andato in America e ho intervistato Ron Patrick, un tipo troppo avanti a cui avevo chiesto di truccarmi lo scooter, lui sì che è un modder, mica come quei poppanti che ficcano un neon colorato sotto la scocca della macchina e si sentono troppo fighi per questo!
 
La livrea del veicolo non sembra risentire dell'enorme bozzo stile “palo nel sedere” che esce da quello che, una volta, era il bagagliaio.
Max Cioè: Cioè, Ron, ci parli un po' delle tue favolose elaborazioni?
Ron: Ciao Max, innanzitutto volevo dire che sei proprio figo, è un piacere parlare con un giornalista di spessore come te, molti altri hanno cercato di intervistarmi, ma nessuno c'è riuscito, ma tu sei troppo scaltro, troppo intelligente, troppo (Max! Smettila subito di incensarti e scrivi quello che ti ha detto il tizio veramente! ndBovas) (uffa, e vabbè... ndMax Cioè)

Il Maggiolino di Ron sfreccia sulla strada
bruciando l'aria e l'asfalto.
Supercar gli fa 'na pippa, gli fa...

Max Cioè: Cioè, Ron, ci parli un po' delle tue favolose elaborazioni?
Ron: Oh mamma mia! E tu chi diavolo sei!? Pivello, sparisci immediatamente dalla mia vista o ti spacco quel reattore in testa!

Max Cioè: No, dai, il mio papi può comprare qualsiasi cosa e sono sicuro che non mi direbbe mai di no, se gli procurassi un'automobile come la tua!
Ron: Ah, bè, ma allora in questo caso se ne può parlare. Il mio maggiolino altro non è che una classica New Beetle a benzina a cui ho aggiunto un secondo motore a reazione, di quelli che si usano normalmente in razzi e aerei a propulsione. Chiaramente, ho dovuto scegliere un modello piccino e rinforzare la macchina, altrimenti sarebbe decollata: era il motore di un elicottero, poi convertito in propulsore con successive elaborazioni. Inoltre, come puoi notare dalle foto che hai rubato dal mio sito, ho eseguito il lavoro in modo che la linea originale dell'automobile non si perdesse più di tanto. Non gli ho nemmeno appiccicato gli adesivi tamarri, nonostante me lo avessero consigliato!

Un altro progetto di Ron, lo scooter dei miei sogni.
L'unico problema che ha è rinforzarlo abbastanza
per reggere i due piccoli motori laterali

Max Cioè: Certo però che con le fiamme disegnate sulla carrozzeria sarebbe stata meglio... ma vabbè, a che velocità può arrivare la tua automobile?
Ron: Veramente non ne ho idea e non ho nessuna intenzione di scoprirlo. Ho costruito questa macchina per divertirmi, non per andarmi ad ammazzare! In ogni caso, adesso il mio maggiolino adesso ha 1.350 cavalli di potenza in più. L'unico problema è procurarsi il carburante, visto che in giro non ci sono molte stazioni di servizio per motori a reazione.

Max Cioè: Qual è stata la tua più grande preoccupazione durante il lavoro di elaborazione?
Ron:
Siccome mi sono messo a bucare una macchina nuova di zecca, mi domandavo cosa avrebbero potuto pensare di me i miei vicini di casa, se solo l'avessi rovinata! Dico, è un'auto nuova, mica una vecchia carretta senza più valore! In ogni caso, fare un buco perfettamente circolare attraverso tre strati di superfici irregolari non è affatto semplice, provare per credere! (per carità! Non fatelo!!! ndBovas).

Max Cioè: Scusa, ma se ti ferma la pula, tu cosa le dici?
Ron:
Potrà sembrare strano, ma in California un aggeggio del genere è perfettamente legale. O, meglio, lo è perché non rientra in nessuno dei parametri fissati dalle leggi per stabilire cosa sia legale e cosa no. Mi hanno pure fermato una volta, guarda, ho la foto-ricordo!
Quando si circola con un veicolo come questo possono capitare delle seccature. Notare lo sguardo divertito di Ron mentre il pubblico ufficiale non sa precisamente per cosa multarlo...

Max Cioè: Figo! Vabbè, ora che ti ho reso famoso, cioè, me lo regali il tuo scooter a turbo reazione? No, vabbè, cioè, non serve che imbracci il fucile, me ne vado da solo. Ciao eh... (Max! Quand'è che la smetterai di farci fare queste brutte figure!? Ma guarda te... ndBovas)

Un'altra visuale dello scooter che spiega, cioè, meglio di mille parole quali siano i problemi di un'elaborazione di questo tipo. Altre foto su www.ronpatrickstuff.com


A cura di Max Cioè

venerdì 12 ottobre 2018

Mouse scagliati contro il muro: LE SOLUZIONI DI BOVABYTE!

10/12/2018
Visto che il buon Angelico Medaglia ha pensato a una soluzione per l'annoso problema dei mouse scagliati violentemente a terra negli impeti d'ira, ci siamo permessi di trovare anche noi un paio di suggerimenti – più facilmente – a portata di tutti. Eh sì, perché purtroppo "non importa se il problema è un bug nel software, non importa se il filesystem si è corrotto, non importa nemmeno se una ventola si è fermata o se è colpa di Bill Gates, a rimetterci la pelle (pardon, la plastichina) di solito è il mouse. Una vittima incolpevole e inconsapevole, le cui uniche colpe sono soltanto quella di aver perso il proprio filo grazie all'evoluzione tecnologica, e quella di essere il primo oggetto a portata di mano dell'adirato operatore". Ma una volta che avrete applicato uno o più dei nostri metodi, non capiterà più neanche a voi di scagliare violentemente il mouse in un impeto d'ira!

Fate ingrassare il “topo”


Avrete certamente notato che in commercio ci sono mouse di cui è possibile aumentare il peso. L'operazione di solito comporta l'aggiunta di piccoli pesi, nell'ordine di pochi grammi, all'interno di appositi vani. Noi, tuttavia, suggeriamo l'esatto opposto: incastonare il mouse in un solidissimo mattone, il più pesante che riuscite a trovare. Ciò ne renderà indiscutibilmente più problematico il decollo e, per di più, dopo un'intera settimana di lavoro vi verranno due bicipiti così. Altro che palestra!

Date valore ai vostri comandi


Vi costerà più o meno come venti stipendi tutti insieme, ma volete mettere il fascino kitch di un modding del genere? Prendete l'elettronica del vostro mouse e infilatela in un lingotto d'oro massiccio. Poi non vorrete più, per nessunissima ragione, separarvi dal vostro topolino. Non lo lascerete a più di un centimetro di distanza da voi, altro che scagliarlo lontano a portata di mano altrui!

Usate questo tappetino


Se funziona coi topi veri, figuriamoci se non deve funzionare anche per un aggeggio di plastica che, al massimo, sulla pancia ha una rotellina! Il funzionamento è semplice: aprite il foglio con la parte collosa rivolta verso l'alto, ci appoggiate sopra il mouse e poi lo afferrante, avendo cura di appoggiare sulla superficie appiccicosa anche il vostro polso. Dopodiché, ve lo assicuriamo, non avrete più modo di scagliare lontano alcunché. Forse, però, è meglio che sostituiate il mouse con una trackball, se intendete andare avanti a usare il computer come si deve...

Fido

Fin dalla preistoria, quando nacque il sodalizio con l'uomo cacciatore, il cane è sempre stato il nostro migliore alleato. Non si vede quindi perché non debba esserlo anche per l'informatico iracondo. Insegnate al cane ad afferrare gli oggetti al volo e tenetelo sempre al vostro cospetto. Non solo lo farete più felice, ma salverà la pellaccia (pardon, la plastichina) al vostro mouse un sacco di volte! Certo, ve lo riporterà un po' “condito”, ma non sarà certo un po' di bava a mettere in forse il vostro amore per gli animali, o no!?

Il mouse dell'inventore: SI TRASFORMA IN UN RATTO MISSILE

10/12/2018
Lavorare col computer, si sa, non è sempre facile. Non tanto per la difficoltà in sé di avere al proprio cospetto un collaboratore elettronico velocissimo, sì, ma stupido come un ferro da stiro un po' più evoluto, quanto per la micidiale capacità di quest'ultimo di smettere di funzionare – per motivi invariabilmente misteriosi – proprio nel momento del maggiore bisogno. E sapete qual è la periferica che di solito ne fa le spese? Non importa se il problema è un bug nel software, non importa se il filesystem si è corrotto, non importa nemmeno se una ventola si è fermata o se è colpa di Bill Gates, a rimetterci la pelle (pardon, la plastichina) di solito è il mouse. Una vittima incolpevole e inconsapevole, le cui uniche colpe sono soltanto quella di aver perso il proprio filo grazie all'evoluzione tecnologica, e quella di essere il primo oggetto a portata di mano dell'adirato operatore. Non si contano i mouse rottamati da improvvisati emuli di Nicola Vizzoni in preda a una crisi di nervi, sottoposti a un repentino decollo e destinati a un fragoroso schianto contro il muro antistante, sul pavimento o, nei casi più sfortunati e maggiormente scenografici, esattamente al centro dello schermo. Ebbene, questa strage di dispositivi innocenti è destinata a finire grazie al mio  incredibile...

MOUSE GIROSCOPICO A RETRO-RAZZI

Il mouse giroscopico a retro-razzi torna dal suo padrone come un fedele servitore, nonostante questi l'abbia scagliato contro il muro a velocità smodata
L'idea alla base di questo prodotto, di cui ho realizzato un mock-up che certamente farà piacere a una nota casa produttrice di origine svizzera, è tanto semplice nella sostanza quanto difficile (e straordinariamente costosa ndBovas) nella realizzazione, perché richiede uno studio approfondito nella miniaturizzazione delle parti. Fondamentalmente, si tratta di un mouse dotato di un giroscopio, di un accelerometro (e questo non dovrebbe essere difficile, c'è in ogni telefono ormai!) e di un paio di razzi propulsori collegati ad altrettante sfere basculanti, che ne consentono l'orientamento in base alla direzione da prendere. Il mouse, normalmente, funziona esattamente come tutti gli altri: basta spostarlo su un piano in tutte le direzioni perché trasmetta la sua posizione relativa al puntatore sullo schermo. L'accelerometro, tuttavia, tiene attentamente sott'occhio la velocità con cui viene mosso e, nel caso quest'ultima superasse abbondantemente le abitudini del proprietario, interverrebbe il giroscopio per calcolare la posizione relativa nello spazio a tre dimensioni: in caso di decolli, avvitamenti o cadute fuori programma, il mouse attiverebbe automaticamente i razzi che, sempre grazie al giroscopio e a una versione custome del programma per Android “Livella a Bolla”, cercherebbero di riportare lo sfortunato oggetto non soltanto a una posizione di equilibrio, ma anche sul tavolo dell'adirato utente (che ormai avrà sbollito la propria rabbia, e si sarà già preoccupato del costo di un nuovo mouse). Una futura e più costosa versione del mouse giroscopico a retro-razzi potrebbe anche includere un rilevatore GPS che, all'occorrenza, potrebbe riportare il mouse a casa, qualora l'utente fosse proprio arrabbiato nero e si fosse divertito a scagliarlo lontano servendosi di una fionda, di una catapulta o di un piccione viaggiatore. I problemi evidenziati con i primi prototipi riguardano la bassissima durata delle batterie e le dimensioni dei razzi propulsori, purtroppo non ottimali al di fuori di Brobdingnag. Per il momento, infatti, non è stato ancora possibile realizzare un prototipo più piccolo di 10 metri, e nemmeno vi diciamo quante pile AAA siano state necessarie per muoverlo di 10 centimetri! Ma io non desisto, e prima o poi riuscirò a vendere il brevetto di questa utilissima invenzione, osteggiato per il momento da tutti i produttori che vedrebbero diminuire le vendite per i “replacement” dei propri mouse (essì, è sicuramente tutta una congiura... ndBovas).

(segue con: Le soluzioni alternative di BovaByte!)


Il mouse giroscopico a retro-razzi si risolleva da una potenziale caduta. Un sistema a pane imburrato impedisce al mouse di cadere rivolto dalla parte sbagliata

A cura di Angelico Medaglia
Inventore incompreso (e semirincoglionito)

mercoledì 3 ottobre 2018

BovaByte vi spiega COME PULIRE A FONDO IL COMPUTER!

10/03/2018
Visto l'enorme successo riscontrato dalla nostra inchiesta sulle tastiere, e sui micidiali nemici dell'igiene che le abitano, abbiamo deciso di tornare con forza sull'argomento perché la salute è importante e, soprattutto, perché individuare la sporcizia senza fornire un buon metodo per rimuoverla, tutto sommato, è abbastanza inutile. Così noi Bovas ci siamo scervellati e siamo giunti alla conclusione che un modo perfetto per pulire il PC, purtroppo, non esiste, ma che in ogni caso potevamo segnalare degli ottimi tentativi. Eccoli qua:

IL MOCIO IMBEVUTO

Un metodo per pulire il computer ben benone, andando a rimuovere la polvere tra i cavi, consiste nello strizzare uno scopettone morbido nel case, non prima di averlo imbevuto in acqua e candeggina. Certo, dovrete attendere un po' di tempo prima di riaccendere il PC e, soprattutto, aver pregato in diciotto lingue tutte le divinità che conoscete che il computer funzioni ancora, ma del resto la salute non ha prezzo e la pulizia nemmeno.

L'ASPIRAPOLVERE SUPERPOSSENTE 


Un modo davvero radicale per eliminare dal computer la polvere e gli acari che se ne cibano, consiste in una bella passata con un potente aspirapolvere. Aprite il computer e adagiatelo sul pavimento, quindi assumete un'espressione ebete come la modella nella foto. Accendete l'aspirapolvere e passatelo ben bene tra le spire dei cavi e negli anfratti del case. Solo un consiglio: segnatevi dov'erano tutti i ponticelli e recuperateli dal sacchetto, o il computer difficilmente funzionerà come previsto.

IL GETTO LAVASTRADE


Quando la sporcizia è tanta e la polvere si è ormai incrostata, non c'è niente di meglio di un bel soffio di aria compressa da 200 atmosfere. Qualunque cosa volerà via dal case: pilucchi, briciole, nidi di ragno e bacarozzo, e anche qualche componente elettrico (ma state tranquilli: con tutti quelli che rimangono, il computer funzionerà lo stesso...). In assenza di un getto d'aria potente come quello delle municipalizzate, potete usare un compressore industriale.

LA SOLUZIONE AGRESTE


Se, come noi, abitate sulla riva di un fiume, questo sistema vi risulterà molto più agevole. Altrimenti potete ricorrere alla vasca da bagno e, se avete solo la doccia, potete sempre usare i servizi igienici del vicino. In ogni caso, questo metodo di pulizia consiste nell'immergere il computer nelle acque vive di un torrente di montagna, o di un fiume, o di un lago quando passa un motoscafo. L'immersione farà venire a galla i batteri e, se dovesse andarvi bene, potreste anche recuperare qualche insperata pepita d'oro. Ma farà anche decadere la garanzia. Del resto, che non sono metodi perfetti lo avevamo scritto, no?

L'ASSISTENTE PIACEVOLE

È il metodo più costoso, ma è anche quello che farà più piacere al vostro computer e, soprattutto, al relativo utente. Per metterlo in pratica occorre assumere una ragazza di bella presenza, meglio se di professione spogliarellista, e obbligarla a pulire il computer strusciandosi su di esso. Con un extra, è possibile che pulisca anche voi allo stesso modo. In ogni caso, non aspettatevi di cavarvela con poco.







giovedì 27 settembre 2018

BOVABYTE COMPIE TRENT'ANNI!

9/27/2018
Sembra davvero incredibile ma, per una strana coincidenza, in questi giorni si accavallano tre anniversari importantissimi: i 30 anni di The Games Machine (di cui vedete la splendida copertina, ulteriormente professionalizzata), i 20 anni di Google e... i TRENTA ANNI di BovaByte.


Fu infatti all'imbrunire di Settembre del 1988 che dalle menti malate di Paolo Besser e Davide Corrado nacque la fanzine di "BovaByte", due fogli graffettati, scritti e disegnati interamente a mano, che nonostante la prematura e ingloriosa fine del debutto, gettarono le basi per un radioso futuro da disagiati. In 30 anni la "prima rivista per chi di compiuters non ci capisce niente" ha fatto tantissima strada: dalla fanzine alle pagine di Zzap! prima e The Games Machine poi, con brevi comparsate altrove e perfino un diario scolastico, per poi approdare su Internet e, dopo una lunga pausa, nuovamente su The Games Machine. In questi anni abbiamo seguito l'evoluzione del mondo IT stupendoci, ogni volta, di come le stupidaggini che ci siamo inventati siano state poi realizzate veramente, neanche fossimo gli sceneggiatori di Star Trek. Abbiamo introdotto grandi e piccoli personaggi diventati iconici. Abbiamo asperso irornia a "professionalitàaaaa" su questo settore senza darci mai per vinti. E soprattutto abbiamo strappato tanti sorrisi a voi che, nonostante tutto, ci seguite ancora oggi.

Grazie, amici, per questo successo.

Poi passiamo a pagarvi.

Noi Bovas

L'angolo del sistemista: ECCO A VOI HUBZILLA

9/27/2018
Non so se è per l'estrema serietà e professionalità che devono mantenere con il settore commerciale (tutta finzione, ovviamente, altro che metodo Stanislaski! NdBovas) o per quale altra motivazione, ma i sistemisti UNIX sono davvero esseri bizzari se conosciuti nell'intimità: la loro maturità mentale, tanto per dirne una, è inversamente proporzionale al loro carisma informatico, ed è paragonabile a quella di un bambinetto grasso con le manine pacioccose di 5 o 6 anni! Ne è una prova il nostro simpatico Davide, il quale, per chi non lo sapesse, si è dedicato proprio a questa professione. Ma andiamo pure a vedere quale prezioso ammennicolo tecnologico il nostro prode eroe/mentecatto è andato a scegliere per questa recensione:

PORTE FIREWIRE NO PROBLEM, ECCO A VOI HUBZILLA!

Ebbene lo ammetto, non possiedo nemmeno una periferica firewire, il mio portatile e i miei server non supportano questo standard e in effetti non mi interessa nemmeno utilizzarlo. O meglio, non mi interessava prima di incappare in questa magnifica periferica, che oltre ad essere utile, è di per sé un oggetto profondamente inutile! Di cosa sto parlando? Ma semplice, di questo magnifico hub firewire a forma di dinosauro (ricorda molto da vicino Gozilla!). In pratica dopo averlo visto ho pianificato un upgrade totale del mio parco macchine per poterlo utilizzare!
Solo una parola lo può definire: bellissimo!


È grande, è forte… è Hubzilla, l’hub
firewire più smargiasso del mondo!

Caratteristiche principali:
- hub firewire a 4 porte
- zampe e coda si muovono!
- la bocca si accende quando è collegato alla porta firewire del vostro computer
- non richiede l'installazione di drivers
- protegge dagli sbalzi si tensione
- non morde
- non si ciba degli atri pupazzetti che avete sulla scrivania

UTILITÀ 3
INUTILITÀ 5
STUPIDITÀ 4
INVIDIA DEI COLLEGHI 5

GLOBALE 5
E si muove anche!

PRODUTTORE: Ditta Airons di Vigevano settore oggetti inutili
PREZZO: 100 EURO





A cura di
Davide Corrado
sistemista provetto

martedì 18 settembre 2018

Altro che datagate americano! IL PASTORE SUPEREROE INCOMPRESO

9/18/2018
A volte capitano cose che, di punto in bianco, spezzano tutti gli incantesimi e uccidono qualunque poesia. Un po' come quando si rivede un calciatore trent'anni dopo che si è ritirato dalla vita agonistica, o come quando i genitori sono costretti ad ammettere che Babbo Natale non esiste (Come sarebbe a dire “non esite!”? NdP) (Vieni, dobbiamo fare un discorso NdD), o come quando Ilona Staller appare in qualche talk show, così com'è oggi.
Il Pastore durante l'ordinaria pulizia dei suoi server
per il calcolo parallelo
Ecco, quelle cose così piccole, ma anche così crudamente reali che, quando ti ci trovi di fronte, non puoi provare altro che un po' di sana, immotivata, ma pur sempre momentanea costernazione. Così come credevamo che Andreotti fosse Highlander, per esempio, eravamo pure convinti che il Pastore avesse assoggettato alla sua lucida follia tutta la sua famiglia. Mai ci saremmo immaginati, invece, di assistere impotenti a una telefonata di fuoco con sua moglie, evidentemente inviperita per il continuo bighellonare del marito in quello stanzone putrido e freddo che lui stesso definisce “il mio antro”.
Dalla cornetta provenivano urla e cocenti rimproveri che il poveraccio, a fatica, dissimulava con dei sorrisetti di circostanza, ogni volta che qualcuno passava di là e rivolgeva lo sguardo nella sua direzione. Gli stessi sorrisi, per intenderci, che si fanno durante le riunioni di lavoro quando sopraggiunge un attacco di dissenteria. Alla fine della conversazione il nostro amabile pecoraio era così imbruttito, ma così imbruttito, che non lo vedevamo tanto imbruttito dai tempi del liceo, quando era la vittima designata di tutti i nostri scherzi più truci. “Le faccio vedere io le faccio – mormorava tra sé e sé, senza biascicare le vocali (cosa che capita solo ai più alti gradi di stress) – glielo faccio vedere io, chi è l'inutile! L'eroe più professionale del quartiere, ecco cosa diventerò!”.
Già ce lo immaginavamo nei panni di Super Pippa, una roba che pure Rat Man si sarebbe vergognato di prendersi come garzone, ma evidentemente indossare una calzamaglia non rientrava nel suo stile. I mesi passarono e così, pian pianino, ci dimenticammo sia dell'episodio, sia della sua sconcertante promessa.
Finché, all'improvviso, non accadde qualcosa di assolutamente inaspettato: il settimanale locale, invece di occuparsi come sempre dei pettegolezzi del quartiere, del ciclo vitale della pantegana strabica, del concorso estivo di miss piscina, dell'imperdibile concerto di qualche gruppetto sconosciuto o della sagra del pinzimonio, intitolava “cittadino modello sventa furto in appartamento”. E poi: “cittadino modello denuncia truffa ai danni della municipalizzata”. E ancora: “cittadino modello scopre un giro di finte modelle”. Tre settimane, tre clamorosi colpi inferti alla criminalità da un cittadino modello e, con nostro apocalittico incanto, questo cittadino modello era proprio il Pastore. Inutile dire che la cosa inizialmente ci abbia riempiti di orgoglio – Gianfranco D'Angelo, nella sua immortale imitazione di Pippo Baudo, avrebbe detto “lo abbiamo scoperto noi, il Pastore, lo abbiamo scoperto noi!” – ma poi, ragionando a mente fredda sulla situazione e soprattutto sull'individuo, giungemmo alla conclusione che qualcosa non quadrasse per niente. Dovevamo scoprire cosa fosse a tutti i costi.
E così, mentre le gesta del “cittadino modello” si facevano sempre più ardite, non potemmo non notare anche un'altra curiosa, ma incidentalmente sospetta mutazione del nostro alfiere del superfluo. Il Pastore che conoscevamo non parlava d'altro che di processori, server, schede video, benchmark, schede video applicate ai benchmark, benchmark applicati alle schede video dei server, ma quello che avevamo di fronte nelle ultime settimane era solo la sua essenza materiale: un'altra persona nello stesso corpo. Che, invece di ammorbarci con fantasiose teorie informatico-complottiste come al solito, era stranamente propensa al pettegolezzo: “Sapeeeteee, domani andrò a prendere il pane dal fornaio sotto caaasaaa. Lui non lo saaa, ma sua moglie lo tradisce continuamente con il postiiinooooo, poi lei va a spifferare le sue performance amorose con le sue amiiicheee”, “Beelloooo, venerdì uscirà un nuovo modello di cellulaaareee, ma io so che gli scatoloni verranno consegnati già mercoledì seeeraaaa, così mi sono messo d'accordo con il mio telefonaio di fiduuuuciaaaa e me lo porta in palestra giovedì!”, “Ho tolto tutti i miei risparmi dalla banca Icsipsilonzeeeetaaaa, perché i cassieri organizzano le puntate alla sala VLT e spesso usano i soldi dei clieeeentiii, ho già avvisato la Polizia che sta organizzando una retaaaataaa”. Il Pastore che si interessa delle corna altrui. Il pastore che intercetta l'arrivo di un telefonino. Il Pastore al corrente dei piani della Polizia. Il Pastore che va in palestra. Era davvero troppo.
È inutile cercare di sfuggire
alla potenza del Tetraedr™...
Stavamo per bloccarlo all'ingresso del suo antro quando lui stesso ci ha preceduti: “Lo so che la mia improvvisa carriera di supereroe vi ha lasciati interdeeeeettiii – ci ha detto, stupendoci un'altra volta – ma io ho un segreeetoooo. Vi ho sentiti benissimo quando stavate organizzando un terzo grado per me, e vi ho sentiti benissimo anche mentre confessavate di essere gli autori dei più terribili scherzi della mia gioventù. Siete delle carooogneeee, ma in fondo vi voglio beeeeneee, per cui non vi dirò nieeenteee”.
“Eh no, Pastore, adesso spifferi tutto. Altrimenti diamo fuoco al server che lancia i batch con cui esegui i benchmark tutto il giorno”.
“E va beh, parlerò. Vi ricordate quando vi dissi che sarei andato in vacanza in Patagonia? Mentivo. In realtà sono stato chiamato negli USA come esperto di informaticaaaa, di hackeraggioooo, di spionaggio industriale e pure di staaaalkiiing. E, con il mio indispensabile aiuuutooo, hanno realizzato una rete di server in grado di intercettare qualsiasi tipo di comunicazione elettroooonicaaa: telefonaaateee, faaax, essemmeeeeesseeee, email, piccioni viaggiatoooriiii, perfino le chattate via iiiinterneeeet. Loro sì che sono professionali! Così io, una volta arrivato a caaasaa, ho deciso di creare qualcosa di simile e di chiamarlo Tetraedr™. Purtroppo non dispongo degli stessi mezzi del governo statuniteeeenseeee, ma grazie alla non proprio esigua potenza dei miei cluster per il calcolo parallelo, ho comunque potuto intercettare tutte le comunicazioni del mio quartieeeeereeee. Beeeellooooo!!!”
“Ma Pastore! Quello che stai facendo è assolutamente illegale! Non puoi metterti ad ascoltare tutto quello che dicono i tuoi vicini di casa!”
“Tutto no... il sistema analizza qualunque cosa e poi mi passa solo le comunicazioni più interessanti, per mezzo di un potente algoritmo di ricerca tramite parole chiave. Parole come fregatura, furto, rapina, ma anche tante altre che qui non posso ripeeetereee, perché sono di interesse esclusivamente personaaaaleee. Ma d'altronde, con tutti i servizi che rendo alla comunità, voglio proprio vedere chi oserebbe mai sollevare la questione della privacy! Sono il loro cittadino modeeeelloooo adesso. E nessuno potrà mai impedirmi di fare quello che faaaacciooo. Ora indico una bella riunione alla Sala del Circondario, e gliene parlo apertamente a tuuuuttiiii. Proporrò loro di farmi ascoltare liberamente tutte le telefonate, le email e così via. Per il loro bene. Capiranno!”.

Pur di convincere i vicini di casa della bontà delle sue intercettazioni clandestine, il Pastore è stato capace di qualsiasi “trucco”...

La riunione c'è stata. I cittadini hanno ascoltato. Hanno fatto qualche domanda. Hanno valutato. Hanno capito. Adesso il Pastore è in Patagonia, in convalescenza, mentre tutte le autorità (quelle vere) sperano in qualche modo di blindarlo. Casomai vi capitasse di sentirlo, fateci un fischio. Ci deve ancora due pizze margherite con l'origano.

Disclaimer

Tutti gli articoli riportati su questo sito sono copyright © Paolo Besser e Davide Corrado, tranne ove diversamente specificato: gli articoli apparsi nella rubrica "L'angolo di BovaByte" sulle riviste Zzap! e The Games Machine fino al 2005 sono copyright © Xenia Edizioni Srl, quelli apparsi successivamente su The Games Machine sono copyright © Aktia, e compaiono sul sito di BovaByte su loro gentile autorizzazione. Tutti i diritti sono riservati.