venerdì 9 gennaio 2015

L'angolo dell'inventore: la stampante "usa e getta"

Ancora una volta sono profondamente addolorato per l'incredibile, atavico menefreghismo con cui una mia fantastica idea, anche stavolta veramente geniale, non è stata minimamente considerata da nessuno, nemmeno dalla ditta Airons di Vigevano, che pure si era inizialmente interessata (mi hanno detto: “sa, il nostro unico e affezionato cliente non ha ritenuto la sua invenzione abbastanza 'professionaaaaaaleeeee', e così non abbiamo il budget necessario a finanziarne la produzione”. Gente che non capisce un accidente!). Stavolta avevo trovato un modo incredibilmente geniale per risparmiare spazio... per risparmiare tempo... per risparmiare soldi... eppure, la mia nuova invenzione rimarrà per sempre in un cassetto. Tanto vale che rinuncio ai sogni di gloria e la illustro a voi, che almeno mi capite. Ecco infatti rivelata la mia favolosa, economica e grintosa...

STAMPANTE USA E GETTA
È statisticamente dimostrabile che la maggior parte della gente non ha effettivamente bisogno di una stampante: la compra quando si trova nella necessità di stampare qualcosa (per esempio, una relazione aziendale o una tesi), per poi abbandonarla lì a fare la polvere. Nel frattempo, le costosissime cartucce d'inchiostro si seccano, il pigmento scade e deperisce, e quel che è peggio spesso va a incrostare fatalmente la testina di stampa, obbligando il malcapitato utente a riportare la sua stampante dal computeraio di fiducia. Normalmente, la sostituzione della testina costa di più di una stampante nuova. A questo dato statistico, aggiungiamo un'altra realtà di fatto: le cartucce d'inchiostro sono care come il fuoco, anche se nei casi più frequenti è sufficiente acquistare due cartucce per pareggiare il conto. Se tali cartucce contenessero una quantità di inchiostro doppia, costerebbero probabilmente come la stampante, se non di più (nota: ci sono già stampanti che costano meno delle relative cartucce, basta guardare nelle offerte dei supermercati). A questo punto, dunque, perché non creare delle semplici stampanti usa-e-getta? Le stampanti, costruite in un materiale plastico riciclabile, sono certificate per un certo numero di stampe, facciamo 3000, dopodiché si butta via tutto, in appositi contenitori. Le stampanti esauste verrebbero raccolte, consegnate all'azienda madre, che provvederà a rigenerarle, vendendole poi sotto-costo. In questo modo sarà possibile risparmiare spazio sulla scrivania (niente stampanti lasciate lì a fare la polvere!), potremo portarci dietro la stampante in ufficio (le dimensioni dovranno essere necessariamente ridotte) e con i collegamenti USB non dovrebbe essere neppure tanto difficile farle vedere al computer, sia esso un PC o un Macintosh! È o non è geniale?

Tutto questo spazio occupato per niente! Guardate com'è impolverata questa stampanete! Se l'avessero buttata via, adesso al suo posto ci sarebbe qualche soprammobile più utile sulla scrivania!

Il prototipo perfetto di una stampante usa e getta: pratica, maneggevole e facile da buttare!

A cura di:
Angelico Medaglia
Inventore incompreso (e disgraziato)

Disclaimer

Tutti gli articoli riportati su questo sito sono copyright © Paolo Besser e Davide Corrado, tranne ove diversamente specificato: gli articoli apparsi nella rubrica "L'angolo di BovaByte" sulle riviste Zzap! e The Games Machine fino al 2005 sono copyright © Xenia Edizioni Srl, quelli apparsi successivamente su The Games Machine sono copyright © Aktia, e compaiono sul sito di BovaByte su loro gentile autorizzazione. Tutti i diritti sono riservati.